venerdì, 8 Ottobre 2021

Il lavoro domestico in Italia: un’indagine esplorativa


Executive Summary

Un’indagine promossa dalla Fidaldo (Federazione Italiana Datori di Lavoro Domestico) in collaborazione con IRS (Istituto per la Ricerca Sociale) e svolta grazie al contributo degli iscritti alle associazioni aderenti (Nuova Collaborazione, Assindatcolf, ADLD e ADLC), ci restituisce lo stato attuale del lavoro domestico nel nostro paese.

Meno di nicchia e più di massa

L’assunzione di un lavoratore domestico risponde oggi a uno stato di bisogno diffuso più che a scelte prettamente personali. L’assunzione di una badante, per esempio, segue il deteriorarsi della condizione di salute del datore di lavoro o di un familiare nella stragrande maggioranza dei casi e, in generale, il beneficiario del lavoro domestico è il nucleo familiare allargato e non la singola persona intestataria del contratto di lavoro domestico. Sebbene siano ancora numerosi i datori di lavoro che assumono assistenti e collaboratori familiari al solo fine di alleggerire il proprio carico di lavoro, anche in assenza di bisogni specifici, sempre più il settore domestico si caratterizza oggi per la sua funzione di welfare.

I grandi assenti

Ciò nonostante gli enti pubblici – al di là di poche eccezioni – continuano a rappresentare i grandi assenti: assenti durante la fase del reclutamento dei lavoratori domestici e assenti anche dopo, quando si tratta di provvedere a gestire e sostenere i rapporti di lavoro avviati. Si conferma così la natura fortemente autogestita dell’assistenza a domicilio in Italia, una sorta di welfare fai-da-te in cui famiglie e lavoratori si incrociano e incontrano nella cornice di un mercato della ‘cura’ prevalentemente privato e informale.
L’assenza del sostegno pubblico viene particolarmente sofferta dai datori di lavoro di badanti: questi infatti – di fronte ad esigenze di cura complesse e alla scarsità di competenze di cura specifiche – emergono dall’indagine molto più in difficoltà rispetto ad altri nell’organizzarsi da soli e molto più propensi a ricevere forme aggiuntive o alternative di supporto.

Il ruolo della pandemia

La pandemia è stata una cartina al tornasole per il lavoro domestico, mostrandone la rilevanza e l’importanza. Chi infatti ha attraversato la pandemia potendo contare sulla presenza di un collaboratore o assistente familiare è riuscito a mantenere una sorta di equilibrio tra vecchi e nuovi bisogni e a vedere le proprie esigenze in qualche modo corrisposte. Non a caso la stragrande maggioranza dei datori di lavoro che hanno partecipato all’indagine riporta l’assenza di sostanziali cambiamenti dovuti all’insorgere e perdurare della pandemia e il settore, nel complesso, non ha registrato bruschi arresti. Al contrario, più di un terzo dei rapporti di lavoro indagati è stato avviato proprio in epoca di pandemia.

 

L’augurio è che quest’indagine possa contribuire ad accendere i riflettori sui bisogni che caratterizzano il settore del lavoro domestico. Si tratta infatti di un settore che, se adeguatamente supportato, potrebbe ricoprire un ruolo chiave non solo dentro la cerchia delle mura domestiche ma anche a livello di politiche pubbliche, dalle politiche sociali a quelle per il lavoro.

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